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Il Bunkerino è un luogo di memoria storica di grande importanza, poiché è lì che Falcone e Borsellino, con gli altri protagonisti del Pool antimafia, voluto prima da Rocco Chinnici e poi con Antonino Caponnetto, hanno svolto per un periodo il loro fondamentale lavoro di contrasto alla criminalità organizzata.
Dentro le varie stanze del museo puoi fare un viaggio nel tempo e comprendere le innovazioni introdotte nella lotta alla mafia a partire dagli anni ’80 prima con il Pool e poi con il “metodo Falcone”, compresa la cosiddetta banca dati creata da Giovanni Paparcuri grazie ai primi computer in dotazione, che consentirono di portare a processo 475 mafiosi, motivo per cui si rese necessario costruire l’aula bunker.
Stanza Falcone
Nella stanza sono custoditi la scrivania e la poltrona originali di Giovanni Falcone che furono conservate nell’archivio dell’aula bunker del Carcere Ucciardone. Sulla scrivania sono stati inseriti documenti originali e copie dei documenti che hanno portato al Maxi Processo (Rapporto giudiziario “dei 161”, dichiarazioni di Tommaso Buscetta raccolte e scritte a mano dal Giudice Falcone, Mandato di cattura del blitz di San Michele del 29 settembre 1984, etc..). Nella libreria sono presenti anche le Ordinanze-Sentenze dei tre Maxi-processi.
Stanza Borsellino
Paolo Borsellino ha lavorato in questa stanza fino a quando, nel 1986, viene nominato Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala. Gli oggetti presenti sulla scrivania sono stati donati dai figli del Giudice e sono quelli che aveva a casa, tra i quali il suo “Tocco”, il cappello che indossano i Magistrati per le Cerimonie ufficiali, e la macchina da scrivere elettrica che usava a casa,
Alla parete è stata appesa la copia della lettera che Paolo Borsellino ha iniziato a scrivere il 19 luglio 1992, in risposta ad una scuola di Padova che lo aveva invitato a partecipare ad un incontro con gli studenti. La lettera è incompleta ma nelle undici pagine traspare l’importanza che, come si auspicavano, le loro idee possano camminare sulle nostre gambe.
Stanza Paparcuri
Nella prima stanza sono presenti le attrezzature informatiche, all’epoca all’avanguardia, che sono servite per “l’informatizzazione del Maxi-Processo” e la creazione della prima banca dati sulla mafia, utilizzate proprio da Giovanni Paparcuri.
Il Planetario serviva a realizzare la banca dati filmografica e premetteva di raccogliere fino a 1.200 pagine in bobine di microfilm che potevano essere visualizzati velocemente con l’apposito ingranditore che proiettava l’immagine permettendo così la lettura dei documenti (prove documentali, atti processuali, etc..) I terminali (monitor e tastiera) erano collegati all’unita centrale Honey-Well presente nell’angolo della stanza.
Archivio
In questa stanza sono conservate alcune copie delle prove del maxi processo che sono servite per ulteriori indagini. Tutte le prove del Maxi processo sono ancora conservate all’Aula bunker del Carcere Ucciardone e sono dieci volte quelle presenti al bunkerino.
Foto di Anna Lombardo